Arrivano dal Belgio ma la loro musica sa molto di Italia (e i Verdena già hanno detto di apprezzarli): mescolano trascinanti ritmi post-punk con un gusto per la melodia che viene proprio dalla canzone italiana anni ’60. Loro sono gli Ada Oda e rispondono ai nomi di Cesar Laloux e Victoria Barracato; è stato Cesar ad avviare il progetto nel 2020, incontrando Victoria tramite internet: è stato chiaro sin da subito che lei avrebbe dovuto sì essere la voce del progetto, ma avrebbe dovuto cantare in italiano, viste le origini palermitane. La band si è poi arricchita di Marc Pirard al basso (Italian Boyfriend), Alex De Beuger e Aurélien Gainetdinoff alla chitarra.

Dopo un primo tour nei club belgi, che li ha visti anche aprire alle Wet Leg, nuovo fenomeno della musica inglese, la band si imbarcherà adesso per il suo primo tour europeo, forte del grande consenso ricevuto dai singoli “Niente da offrire” e “Un amore debole”, title track del loro album di debutto in uscita il 25 novembre via 62TV Records/Pias.

Abbiamo parlato con Cesar Laloux del loro sound, del disco in uscita e di cosa si aspettano dal loro primo tour italiano.

Ciao Cesar, ti dico in anticipo che sono rimasto folgorato dal vostro sound, per questo la prima domanda che ti faccio è quali sono stati i vostri riferimenti musicali nella realizzazione di “Un Amore Debole”?

La canzone è stata una delle prime create per il progetto Ada Oda. Io ho composto la musica prima come una piccola canzone pop e Victoria ha aggiunto la sua voce in seguito… È così che abbiamo lavorato per la maggior parte delle nostre canzoni… Per quanto riguarda le influenze, è difficile da dire, lo farei col senno di poi e non voglio. Diciamo che anche se tutto viene da influenze esterne cerco di liberarmi il più possibile da altre cose che ho sentito quando entro in una fase compositiva. Direi che c’è un piccolo lato anni ’80. Un mio amico mi ha detto che ci poteva sentire Dolce Vita” di Ryan Paris… non puoi proprio discutere con lui! (sorride, ndr)

In questi giorni sarete in tour in Italia, pur essendo di base a Bruxelles avete scelto di cantare in italiano: come è maturato questo omaggio alle origini di Victoria? Ci raccontate il legame che avete con il nostro Paese?

Cantare in italiano non era proprio una scelta a cui avessi mai pensato. Quando ho proposto i miei demo a Victoria per metterci la sua voce, non la conoscevo affatto. Stavamo solo chattando su internet in quel momento… ho visto che si chiamava Barracato quindi le ho detto “Barracato, parli italiano?” lei ha detto di sì e abbiamo deciso, per divertimento, di iniziare a mettere testi in italiano sulla musica. In Belgio tutti cantano in inglese o francese, quindi questo ci ha reso un progetto un po’ originale…

Victoria, visto che suo padre è palermitano ed era un italiano immigrato in Belgio negli anni ’50, ha sempre ascoltato e avuto un naturale interesse per la lingua. Anche se non lo parla perfettamente, è in grado di usarlo come mezzo di espressione… Quindi anche se è strano per gli italiani avere una band straniera che canta nella loro lingua ha senso per lei e per noi come band.

Se doveste descrivere il sound degli Ada Oda a chi verrà ad ascoltarvi per la prima volta, come vi definireste in soli 3 aggettivi?

Accattivante, severo, sincero

Secondo me il filo conduttore di “Un amore debole” è sia il sentimento, con i suoi alti e bassi, le sue malinconie, ma anche il non lasciarsi mai sopraffare, il non cambiare mai per gli altri e portare avanti le proprie idee e la propria personalità, a volte anche in modo forte. Quanto sono andato lontano dalle vostre intenzioni? Qual è per voi il fil rouge del disco?

Sì, hai ragione!

Questa canzone, così come il nostro primo singolo “Niente da Offrire”, riflette un sentimento di delusione, l’impossibilità di cambiare e un certo fatalismo… Queste canzoni sono state scritte in una fase in cui le delusioni d’amore erano una sorta di presenza fissa in casa nostra …Come se dopo 30 anni l’amore potesse essere solo il ricordo di un sentimento forte una volta vissuto. Il testo è pieno di nostalgia, come se il vero amore non potesse più accadere, che siamo già troppo vecchi per quello… Questo è un tema ricorrente nel nostro album. Penso che rifletta il nostro stato d’animo, che in un certo momento era un po’ disperato. Fortunatamente per il momento sta andando molto meglio, grazie.

Quali sono i sogni e le paure degli Ada Oda alla vigilia dell’uscita del loro primo disco?

Parliamo solo dei sogni, è meglio (sorride, ndr) che si stanno già avverando… Dieci mesi fa abbiamo fatto il nostro primo concerto e ora siamo all’inizio di un tour di trenta date che ci porterà in cinque Paesi diversi. I primi due singoli hanno avuto un piccolo successo e sempre più persone iniziano ad interessarsi al progetto. È qualcosa in cui non osi davvero sperare quando crei una band e quando succede è semplicemente fantastico. Quindi, semplicemente, speriamo di continuare così il più a lungo possibile!

Nei vostri testi ci ho sentito anche un qualcosa di letterario, a livello di immaginario: ci sono dei libri o degli autori che hanno influenzato quell’immaginario?

Ah, è la prima volta che me lo dicono! (Cesar sorride divertito, ndr)

Ho l’impressione che i nostri testi siano piuttosto semplici e poco riproducibili in immagini visive… Siamo piuttosto influenzati da autori cinici e…lo so che è un pessimo cinismo… (sorride ancora, ndr) come Michel Houellebecq o Steve Tesich.

Il caos e un pizzico di follia post-punk e la melodia della canzone italiana: due perfette antitesi che si conciliano nella vostra musica ma anche nell’anima credo di ciascuno di noi, nella vita. Voi come siete arrivati a conciliare il vostro lato punk con quello più easy-listening?

La musica che componevo ha sempre avuto una melodia pop. Qui in Belgio, dopo aver frequentato le sale da concerto negli ultimi anni per il mio lavoro di booker, sono giunto alla conclusione che le band che suonavano forte e veloce, suonavano più spesso di altre e che la radicalità era un criterio importante nella scena indie… Quindi mi è venuta voglia di fare qualcosa di più cattivo rispetto ai miei progetti precedenti. Victoria è arrivata e ha spinto anche lei quel tocco punk con la sua interpretazione e visione del progetto. Quindi è questa miscela di diversi fattori che ci ha portato ad avere un progetto che coniuga sfaccettature pop ed altre post-punk

Ultima cosa che vi chiedo: che accoglienza si aspettano gli Ada Oda dal pubblico italiano rispetto al pubblico belga?

Non lo sappiamo proprio, ammetto che siamo un pochino spaventati. Speriamo solo che le persone siano amichevoli, simpatiche e apprezzeranno il nostro approccio anche se può sembrare un po’ strano per loro.

Comincia domani da Venezia il primo tour italiano degli Ada Oda, assolutamente da non perdere:

02/10 – Loud Fest, Venezia
04/10 – Loud Fest, Tremiti
06/10 – Punk Funk, Palermo
07/10 – Perditempo, Pozzo di Gotto
08/10 – Loud Fest, Napoli
09/10 – Trenta Formiche, Roma